Tanzio da Varallo incontra Caravaggio. Pittura a Napoli nel primo seicento. Palazzo Zevallos Stigliano, Gallerie d’Italia, Napoli, 24 ottobre 2014 - 11 gennaio 2015

Nella splendida cornice di Palazzo Zevallos Stigliano, una mostra su Antonio D’Enrico detto Tanzio da Varallo, annoverato tra i più singolari seguaci di Caravaggio, grazie agli studi di Roberto Longhi. Nato ad Alagna, in Valsesia, nel 1582, la lasciò in età giovanile per recarsi nelle due grandi capitali, Roma e Napoli, dove entrò in contatto con la pittura del Merisi e dei suoi epigoni. La mostra segue i percorsi di Tanzio esponendo le opere realizzate dall’artista a Napoli e negli Abruzzi. Si avvalorano inoltre i rapporti dei suoi dipinti giovanili con la tradizione tardomanierista presente nell’Italia meridionale e settentrionale, con i pittori tedeschi e fiamminghi che avevano sede abituale a Roma e Napoli, con Caravaggio e con i suoi primi adepti napoletani (Battistello Caracciolo, Filippo Vitale).

Tanzio da Varallo lavorò nel Viceregno fino al 1614 e nel suo linguaggio stilistico si coniuga il naturalismo meridionale e di Caravaggio con la pittura lombarda e piemontese del ‘500, raggiungendo un linguaggio espressivo estroso e personale. Morì probabilmente a Borgosesia nel 1633. Tra le opere in mostra del D’Enrico vi è “David con la testa di Golia” (1616) e “Adorazione dei pastori” da collezione privata, per la prima volta esposto al pubblico. Insieme alla opere in mostra, nelle “Gallerie d’Italia” a Napoli vi è una selezione di dipinti eccezionali del ‘600 e ‘700: il capolavoro di Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, “Martirio di sant’Orsola” del 1610, le scene bibliche di Bernardo Cavallino, il “Ratto di Elena” di Luca Giordano e “Agar e Ismaele” del 1690 di Francesco Solimena, anticipatori della fase più alta di stampo barocco. Importanti le opere aventi come soggetti la natura morta di Paolo Porpora e Giovan Battista Ruoppolo, capitolo importante della pittura napoletana. Si passa poi al percorso dedicato al vedutismo, un tempo ritenuto minore ma di grande successo a Napoli nell’Ottocento, con opere di Gaspar van Wittel ritenuto l’iniziatore del vedutismo moderno con una rappresentazione quasi topografica del paesaggio, come è evidente in “Veduta di Napoli con Largo di Palazzo”. Tra gli altri, le piccole tele di Anton Sminck Pitloo dedicate alle scene e alla scuola di Posillipo, la tela di Domenico Morelli “Dama con il ventaglio” del 1873, esempi eccelsi che hanno contribuito alla fama della Scuola Napoletana in tutta Europa. Infine ci sono le opere di Vincenzo Gemito conservate a Palazzo Zevallos Stigliano in un nucleo considerevole. Disegni, terrecotte e bronzi che segnano il percorso di vita dell’artista. Il realismo dei ritratti di donna, realizzati con straordinario disegno da un artista eclettico, un connubio di tecniche e materiali diversi, è sorprendente. Il disegno “Zingara” del 1885 ne è un esempio eclatante, in cui tutto, dal viso, le espressioni facciali, alla postura, ci dà il senso di angoscia e sofferenza della giovane donna.

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