Basilica Santa Trinita, Firenze

La basilica di Santa Trinita è una delle più importanti di Firenze soprattutto per l’evoluzione storico artistica della città. Secondo l’uso fiorentino si pronuncia sdrucciola, secondo la pronuncia latina al nominativo (Trinìta). Dove ora è situata la basilica minore esisteva un’antica chiesa dedicata a Santa Maria dello Spasimo dei Vallombrosani, documentata già nel 1077. Tra il 1250 e il 1258 vennero avviati i lavori di ampliamento in stile gotico su progetto attribuito da alcuni a Nicola Pisano e altri a Neri di Fioravanti.

Santa Trinita fu una delle prime chiese gotiche di Firenze, preceduta solo dalla basilica di Santa Maria Novella, iniziata a partire dal 1242. Nella prima metà del ‘300 ottenne il titolo di abbazia. Il prestigio dei Vallombrosani si rifletteva anche nella grande quantità di opere d’arte che confluirono nella chiesa, come la monumentale Maestà di Cimabue, oggi agli uffizi. La chiesa venne rivestita di affreschi in buona parte distrutti nelle manomissioni dei secoli successivi. Nel ‘500 fu rinnovato il presbiterio e la facciata da Bernardo Buontalenti (1593-1594). La facciata è tipica opera del tardo manierismo, elementi tradizionali ma disposti in varianti originali. L’architetto di Cosimo I si interessò a creare un armonioso prospetto nella piazza: taglio verticale della facciata che non copre le fasce laterali, coperte da semplice bugnato a punta di diamante a sinistra e da intonaco a destra. L’interno ha una forma a “T” , tipico delle chiese degli ordini monastici dell’epoca, con un abside quadrata illuminata da una lunga bifora. Si espande su tre navate divise da sottili pilastri rettangolari su archi a sesto acuta e volte a crociera. I pilastri della navata centrale divergono leggermente avvicinandosi al transetto creando un effetto ottico di avvicinamento. Lungo le navate e sul lato di testa del transetto si dispongono le cappelle. Nel transetto sinistro, vi è collocata una monumentale opera di Luca della Robbia, la tomba, in marmo e maiolica policroma, di Benozzo Federighi (vescovo di Fiesole morto nel 1450) che negli spostamenti perse il basamento originario. Il monumento risale al 1454 ed è composto dalla figura giacente del defunto, sullo sfondo un rilevo di Cristo tra la Madonna e San Giovanni incorniciato da una fascia di elementi floreali in terracotta policroma invetriata.

L’arte dei Della Robbia, famiglia che nel ‘400 e nella prima metà del secolo successivo, di cui Luca fu il capostipite, produsse nella sua bottega fiorentina magnifiche opere in terracotta policroma invetriata. Gli azzurri e i bianchi dei Della Robbia danno l’idea della magnificenza della Firenze dell’epoca, quando le terracotta policrome invetriate adornavano i palazzi, le chiese e le strade della città rinascimentale.

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