I Tesori Nascosti – Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, Napoli, 6 dicembre 2016 – 28 maggio 2017

Consigliamo una delle più belle mostre degli ultimi tempi tenuta a Napoli, “I Tesori Nascosti”. L’esposizione, curata dal noto critico e storico dell’arte, Vittorio Sgarbi, è allestita nella splendida atmosfera della Basilica di Santa Maria Maggiore (via dei tribunali). I 150 capolavori appartenenti a importanti fondazioni, molti dei quali provenienti dalla fondazione di Sgarbi, e da collezioni private sono distribuiti lungo un percorso espositivo realizzato con pannelli scarlatti che contrastano con i colori chiari della Basilica.

Tale sistema espositivo consente libertà di scelta al visitatore su quale capolavoro ammirare senza obbligo di un itinerario prestabilito.  S’inizia con Tino da Camaino per passare a Tanzio da Varallo, Tiziano Vecellio, Luca Giordano, Vincenzo Gemito, Michelangelo Merisi detto Caravaggio, Salvatore Fergola, Anton Pitloo, Filippo Palizzi, Domenico Morelli, Jacopo De Ribera, Giovanni Boldini e tantissimi altri. Concludiamo con quella che è stata la parte più interessante dell’intera mostra. Nella sezione finale del percorso, quella dedicata alla pittura del ‘900, insieme a opere di Gerardo Dottori, di Giacomo Balla, Eugenio Viti, Giorgio Morandi, Antonio Ligabue, ecco che ammiriamo i magnifici dipinti di Giorgio De Chirico. In particolare la nostra attenzione è rapita dal celebre quadro “Le muse inquietanti” (1950) e dal dipinto “Interno con vado di fiori” (1951) di Filippo De pisis, in cui è evidente la citazione del famoso dipinto di De Chirico, esposte l’uno affianco l’altro. "Le muse inquietanti", la cui prima versione originale è del 1917, è uno dei quadri più emblematici della pittura metafisica di De Chirico. E' un dipinto ispirato alla città di Ferrara, "la più metafisica di tutte le città", come sosteneva il pittore stesso. Una città deserta, immobile, inanimata e abitata non da uomini ma da manichini che hanno le fattezze umane ma non l'essenza. I manichini sono ispirati alle statue greche arcaiche, questa caratteristica è evidenziata dalle pieghe ricadenti parallelamente, simili appunto, alle scanalature di una colonna dorica. Il titolo è un richiamo alla Grecia, le muse sono inquietanti perché inserite in un contesto urbano senza logica, tanto posteriore a loro. Sullo sfondo prospettico il castello estense, simbolo del grande passato della città. La prospettiva è accentuata dalle linee convergenti in profondità su una specie di palco ligneo rialzato dove sono collocati i manichini. I colori caldi sono però fermi e privi di sfumature.

Una mostra unica ed irripetibile, da non perdere assolutamente. Avete tempo fino al 28 maggio del 2017!

Consigliamo tra i numerosi libri di Vittorio Sgarbi “L’arte è contemporanea”, un saggio sulla visione dell’arte contemporanea e la sua interpretazione. In particolar modo il voler sottolineare come ogni arte sia stata quella contemporanea nel tempo in cui si è sviluppata, senza regole né di definizione né di tecniche, giuste o sbagliate. Ogni arte è arte del suo tempo, di un tempo che è stato contemporaneo per chi l’ha vissuto. Interessante il dialogo sull'arte contemporanea tra Sgarbi e il centenario critico e artista Gillo Dorfles riportato alla fine del libro. 

Consigliamo inoltre il capitolo 7 della sezione "Persone" (pp. 111-115) del libro "Irrazionalpopolare", in cui gli autori Luca Mastrantonio e Francesco Bonami fanno un analisi critica di Vittorio Sgarbi, in particolar modo del suo personaggio televisivo.

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