Manet e la Parigi Moderna – Milano Palazzo Reale. 8 marzo – 2 luglio 2017

La mostra al Palazzo Reale di Milano (in contemporanea con quella dedicata al protagonista dell’arte dell’ultimo ventennio e ai suoi graffiti, Keith Haring) celebra il maestro dell’impressionismo Manet (1832-1883) e la nascita conseguente di una nuova idea di arte, l’arte moderna. Non più i canoni e i temi accademici ma la modernità e la quotidianità della vita borgese parigina, impressa sulla tela con tecniche innovative e poco convenzionali, dai grandi protagonisti del panorama artistico compreso tra la metà dell’ottocento e la fine del secolo. Artisti rifiutati dai critici del Salon d’Automne, che ritenevano la loro pittura inadeguata e oltraggiosa.

In esposizione l’Olymipia di Manet (1863), un’opera che fece scandalo, perché pur ispirata ai grandi maestri del passato, Giorgione e Tiziano, non incarnava più la rappresentazione della Venere classica. Evidente è un equilibrio cromatico, un’attenzione ai colori complementari e l’utilizzo di un contorno molto evidente, senza chiaroscuri. In Manet il nero è il colore più bello, un colore luminoso e puro che ha mille tonalità diverse. Proprio il nero è protagonista del ritratto, “Berthe Morisot con il mazzo di violette” (1872), che Manet fa della sua musa e amante, nonché unica e abile pittrice impressionista.  Berthe Morisot, il nero dello sfondo e dell’abito sono presenti anche nel dipinto “Il balcone” (1868-1869). Anche in questo caso lo scalpore suscitato e il disappunto della critica fu per il soggetto trattato e dell’uso del colore. Questo dipinto è stato esposto a Roma al Complesso del Vittoriano in occasione della mostra “Impressionisti, Tete à Tete” (15 ottobre 2015 – 7 febbraio 2016 presente in questa stessa sezione del nostro sito). Ne “Il Pifferaio” (1866), il nero della giacca e dei particolari dell’abbigliamento, dalle fasce laterali dei pantaloni, al berretto e alla punta delle scarpe, contrastano con il rosso, con il bianco e con lo sfondo grigio. Il colore steso per campiture piatte come grandi macchie, l'assenza di prospettiva suscitarono il disappunto della critica. Insieme ai capolavori di Manet anche le opere degli artisti coevi che aderirono all’impressionismo forse anche più del padre del movimento. Manet mantenne sempre un certo distacco, rimanendo molto legato alla pittura accademica pur innovandola. Troviamo esposti dipinti di Monet, Gauguin, Degas, Cézanne, Boldini, Berthe Morisot, Renoin, Signac e Tissot. Più di cento opere di cui cinquantacinque provenienti dalla collezione del Museé d’Orsay di Parigi.

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